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giovedì 14 settembre 2017

C'era una volta a Piacenza... Umberto Locati e il caso della presunta visione mariana.

C'era una volta a Piacenza... Umberto Locati e il caso della presunta visione mariana.
di Claudio Gallini

Sicuramente molti piacentini assoceranno il nome di Umberto Locati all'omonima strada trasversale di via Emilia Pavese, un tempo dipartimento AUSL impiegato per i prelievi del sangue.

In realtà il Locati, nato a Castel San Giovanni (PC) il 4 marzo 1503 fu, oltre che autore della eccelsa seppur criticata opera quale “De Placentinae urbis origine, successu et laudibus” e tante altre, anche uno scrupoloso inquisitore operante a Piacenza tra il 1560 ed il 1566.

Egli entrò giovanissimo, all'età di diciassette anni, nel convento cittadino dell'Ordine dei predicatori di S. Giovanni in Canale, si laureò in teologia a Bologna ed insegnò in numerosi conventi domenicani dell’Italia settentrionale.


Nell'immagine un quadro raffigurante papa Pio V, grande amico di Umberto Locati.
(fonte immagine: https://12alle12.it/)


Egli conobbe Michele Ghisleri, colui che divenne papa Pio V, che sicuramente lo sostenne nella sua crescita all'interno della sfera ecclesiastica, soprattutto in qualità d’inquisitore.

Già nel 1558 fu nominato appunto inquisitore della città di Pavia e poi priore nel convento di S. Giovanni in Canale, nel periodo dove si stavano sistemando, nella stessa struttura religiosa, nuove prigioni utilizzate per l'Inquisizione.

Umberto Locati partecipò ampiamente all'edificazione delle carceri sia con grandi donazioni di tasca propria, sia impiegando il denaro proveniente dalle operazioni legate alle Inquisizioni.

Nel gennaio del 1560, come già scritto, fu chiamato a ricoprire la carica d’inquisitore a Piacenza, nomina che portò avanti sino al novembre 1566.

Leggiamo cosa scriveva lo stesso Locati nella sua “Cronica dell’origine di Piacenza” in merito all’anno 1560:

“[…] Nell’anno 1560 Bernardino Scoto Sabino Cardinale, fu fatto vescovo di Piacenza. Nell’anno medesimo Margarita Austria Farnese, moglie di Ottavio Duca di Piacenza, et di Parma diede principio ad un magnifico, et superbo palazzo in Piacenza in quel luogo dove era la Cittadella appresso Fodesta”.
Giulio Campi - Ritratto di Ottavio Farnese.
(Fonte immagine: Wikipedia).

La cronologia salta poi al 1562 ed il Locati tralascia di raccontare cosa accadde nel maggio del 1560 ma facciamo anzitutto una premessa importante.

Il Cinquecento è considerato dagli storici un secolo fondamentale nella storia d’Italia e d’Europa poiché in questo periodo si ruppe l’unità del cristianesimo d’Occidente.

E’ il secolo del fallimento del dialogo tra i cattolici ed i protestanti anche e soprattutto per la crudeltà dell’Inquisizione, il cui unico obiettivo era quello di ostacolare con la forza la libera interpretazione delle Sacre Scritture.

La Chiesa del tempo mise sullo stesso livello l’eretico, giudicato dal Tribunale dell’Inquisizione, ed il criminale.

A Piacenza l'Inquisizione esercitò sin dalla metà del sec. XIII ed Il tribunale fu sempre amministrato dai domenicani; dal 1564 al 1586 la sede inquisitoriale di Piacenza ebbe autorità anche su Parma (dove venne collocato un vicario).

Ma torniamo ad Umberto Locati.

Le fonti storiche ci tramandano che il 25 maggio 1560, a pochi mesi dalla carica in città, il nostro inquisitore piacentino fu implicato in un caso riguardante la presunta visione della “Vergina Maria” ad opera di una tale Margherita che nei verbali redatti venne così descritta:

“povera e di bassa conditione” e addirittura “vilissima” e “infimae plebis”.


Il delegato vescovile, interpellato a decretare se quanto raccontato dalla “miserabile” era un miracolo oppure un’eresia, deliberò che, al di là della presunta falsità, si sarebbe comunque dovuto erigere un tempio nel luogo esatto della presunta visione.


Tribunale dell'Inquisizione.
(Fonte immagine:http://www.linearossage.it/)

La decisione fu da subito condannata sia dalle autorità cittadine, sia da alte cariche domenicane che imposero al Locati di redigere un verbale e di trasmetterlo immediatamente a Roma per avere un parere.

La lettera fu indirizzata a Michele Ghisleri, al tempo Grande Inquisitore dell’Inquisizione Romana, il quale rispose che la totale responsabilità era del delegato vescovile e non del Locati.

Questa risposta, verosimilmente condizionata dall'amicizia che che esisteva tra il Ghisleri ed il Locati, non salvò la faccia a quest’ultimo non tanto nei confronti dei superiori domenicani, quanto con il duca Ottavio Farnese che ritenne doveroso, senza che ciò accadesse però, il rimpiazzo del Locati.


La copertina de: "Opus quod Iudiciale Inquisitorum dicitur ex diuersis theologis et i.v.d"
di Umberto Locati.

Negli anni a seguire il nostro inquisitore proseguì la sua attività debellando eretici a destra e manca aggiudicandosi nuovamente nel 1564 la carica di priore in San Giovanni in Canale.

Il Locati morì a Piacenza il 17 ottobre del 1587.

L'Inquisizione fu invece abolita a Piacenza una prima volta nel 1768, ma ricostituita nel 1780. 
Cessò per sempre di esistere nei primi anni del sec. XIX.

Da questo breve racconto speriamo di aver fatto luce, seppur molto sinteticamente, su un fatto avvenuto nella Piacenza del Cinquecento e che la via Locati da ora abbia per alcuni un significato che vada al di là dei ricordi di un centro sanitario.





Claudio Gallini è perito industriale ma appassionato studioso di storia locale, e di dialetti soprattutto dell’alta val Nure dove risiedono le sue radici.

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