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venerdì 12 maggio 2017

A tòc e bucòn parlùm ad... scurnüssla

A cura di
Claudio Gallini



Un'antica filastrocca piacentina recita così:

Scurnüssla vé dal bàss, c'at darò pan e grass, c'at darò la ricuttèina, par la sìra e la mattèina.

che tradotta sarebbe:

"Lucciola scendi in basso, ti darò pane e lardo, ti darò la ricottina per la sera e la mattina".

In questa puntata tratteremo per l'appunto di lucciole, quei piccoli insetti che nel buio delle notti d'estate volteggiano, soprattutto vicino ai prati, con la caratteristica lucina che splende con moto alternativo.

In foto un esemplare di lucciola
(fonte immagine: www.lastampa.it)
La lucciola a Piacenza è chiamata appunto, scurnüssla.

Nel Vocabolario piacentino - italiano edito dalla Banca di Piacenza, mons. Tammi ci spiega molto chiaramente l'etimologia di questo lemma dialettale che deriverebbe dal latino culilùcida, ossia, "sedere lucente".

E' un termine dialettale molto originale e caratteristico della nostra città e di alcune zone limitrofe, come confermato dalla consultazione di alcuni atlanti linguistici.

Difatti intervistando un parmigiano, la chiamerà: lùzza, un cremonese: lüzentèn, a Milano: zirö, a Genova addirittura: ciabéla.

Il Vocabolario Piacentino - Italiano edito dalla Banca di Piacenza, ci riporta anche la variante: lüzarein. 

In alta val Nure è denominata, a titolo di curiosità, invece: lümèn, ma anche cõnchèn nella forma più arcaica.



Un simpatico disegno che illustra una "scurnüssla".
(fonte immagine: http://www.logomore.net).


Nel piacentino antico il Foresti ci conferma la voce: scôrnuzla, praticamente identica a quella odierna.
(NB: quella "ô" va letta come l'ou francese come four, forno).

Chiudo il mio brevissimo intervento con una piccola raccomandazione, invitando tutti voi a non prendere mai lucciole per lanterne… 






Claudio Gallini è perito industriale e appassionato studioso di storia locale e di dialetti, soprattutto dell’alta val Nure dove risiedono le sue radici, fonti d'ispirazione per le sue ricerche.

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